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(Holiday)
Amor mi mosse,
che mi fa parlare
J.
ארי
VE
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Proprietà Artistica E. SBORGI
Firenze.
«Tanto gentile tanto onesta pare
« La donna mia, quand'ella altrui saluta
« Ch'ogni lingua divien tremando muta
« E gli occhi non ardiscon di guardare. »
Così Dante, nella visione incantata di Beatrice sua,
chiudeva nel dolcissimo verso tutto il cuore pieno e
tremante di passione.
E così, tremante. Egli deve averla guardata passare
per le libere vie della sua città, passare
<< benignamente d'umiltà vestuta >>
pura e bionda, gentile cosa divina scesa
<< di cielo in terra a miracol mostrare. »
Dolce tempo delle maggiolate, delle corti d'amore,
dei tornei fioriti.
Dante aveva in cuore già il suo poema e Giotto le sue
Madonne e Firenze S. Maria del Fiore.
Era il boccio omai perfetto e pieno, onde, colla letizia
e la veemenza di una primavera improvvisa, fiorì l'arte
fiorentina e con essa la civiltà nuova d'Italia e del
mondo tutto.
Ma Dante, primo segno ed espressione pura di essa,
luce di una grande alba nella tenebra fitta medioevale,
ridiveniva - Egli eroe divino tra gli uomini - uomo e,
contenendo nel gran petto l'impeto titanico e l'invettiva
amara, cantava, coll'anima fiorita del sogno di Fran-
cesca, cantava:
« Donne, che avete intelletto di amore. »
U. SBORGI.
INCONTRO DI DANTE CON BEATRICE
Sborgi
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STAMPATA
IN
ITALIA
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